Oltre l’Incubo: intervista doppia a Mattioli e Biagini.


Torna una delle serie che ha fatto la storia dei librigame: Oltre l’incubo, tra le prime a esplorare il mondo dell’horror. Il primo dei due volumi – Il Regno dell’ombra – è uscito a Modena Play, grazie al lavoro di Raven Distribution. Il secondo arriverà per Lucca. Ci raccontano il lavoro, in questa intervista doppia, Francesco Mattioli, curatore dell’edizione, e Francesco Biagini, illustratore.

Oltre l’incubo è una delle serie più amate di librigioco, tre le prime dedicate al mondo dell’horror, portata in Italia da E.Elle nel 1985 insieme ad altre collane memorabili come Lupo Solitario e Alla Corte di Re Artù.

Una serie breve, composta da due soli volumi: Il Regno dell’ombra, e Nel vortice del tempo, ma ancora oggi nel cuore degli appassionati, e pronta a conquistare giovani lettori e riconquistare nostalgici grazie alla nuova edizione, completamente rivista e corretta, edita da Raven Distribution / Vincent Books.

La storia cominciava come nelle più classiche avventure: una lettera da parte di un amico lontano, un viaggio in zone remote del Galles, e poi l’esplorazione di antiche miniere abbandonate, la scoperta di creature orribili, di artefatti potentissimi e il dipanarsi di una storia spaventosa e inquietante…

Questo è Oltre l’incubo, o Forbidden Gateway, il librogioco che ha portato l’orrore nelle case di molti ragazzi degli anni ‘80, prima di Lovecraft e prima di film diventati oggi culto.

A raccontarci il lavoro che ha riportato nelle librerie il primo volume (il secondo uscirà entro la fine dell’anno), sono Francesco Mattioli, che ne ha curato tutta la lavorazione, e Francesco Biagini, che lo ha illustrato.

“Di oltre l’incubo abbiamo cominciato a parlarne almeno 5 o 6 anni fa – racconta Mattioli – Volevamo riproporre un’altra serie oltre Lupo Solitario e la prima che ci è venuta in mente è stata proprio questa. Oltre l’incubo è stata una serie di successo in Italia, perché è stata una delle prime a proporre atmosfere più horror rispetto al solito fantasy. Quindi, due anni fa siamo partiti”.

“E’ stato un lavoro lungo, soprattutto dare la caccia agli autori e ai diritti. Recuperare queste serie non è facile. Spesso gli autori hanno cambiato vita, le case editrici hanno chiuso e risalire agli originali è un lavoro lungo. Ian e Clive Bailey, gli autori, facevano parte del parco autori della Games Workshop durante gli anni d’oro dei Fighting Fantasy. Hanno avuto una carriera nel mondo dei giochi, ma poi hanno fatto tutt’altro. E soprattutto non hanno lasciato tracce! Ma alla fine, dopo mesi di ricerche e contatti ce l’abbiamo fatta. E devo dire che dopo un primo momento di stupore, per essere stati “riscoperti”, gli autori sono stati molto contenti ed estremamente collaborativi”.

Un lavoro simile, racconta Francesco, è stato fatto per ottenere i diritti d’autore, che per lunghi giri di acquisizione erano finiti ad HarperCollins.

Uno degli aspetti più iconici della serie erano le illustrazioni, sia le due di copertina, bellissime ed evocative, con l’umanoide col piccone nel cunicolo e il rettiloide in fuga dal dirigibile, quanto quelle interne, come ci racconta Francesco Biagini, che ha curato la veste grafica interna (la copertina, invece, è di Alberto Dal Lago)

“Da sempre sono un grande appassionato di questa serie, perché sono i primi due librigame che ho comprato – dice Francesco Biagini – Le illustrazioni di Jonathan Heap mi colpirono tantissimo e sono state fondamentali per la mia formazione, tanto che quando mi hanno proposto di collaborare con le mie immagini ho subito detto di sì. D’altra parte, però, proprio perché così radicate nella mia memoria, non è stato facile per me affrontare questo lavoro. Volevo fare qualcosa che fosse capace di darmi le stesse emozioni che avevo provato da ragazzo. Mi era piaciuto molto, del lavoro di Heap, che comunicasse qualcosa che andava al di là del semplice disegno, evocava un’atmosfera che richiamava sette misteriose, mostri, vampiri, un orrore alieno che mi ha sempre affascinato”.

“Un’altra cosa che mi ha appassionato – interviene Francesco Mattioli – è stato trovare i numerosi riferimenti letterari, molto più profondi di quelli che avevo notato al tempo. Oltre e più di Lovecraft, infatti, gli autori si ispirano a William Hope Hodgson, scrittore di fine ottocento, tra i preferiti del solitario di Providence, a cui è dedicata la citazione di apertura. Confesso di non averlo conosciuto prima Hodgson, ma ora ho recuperato. E’ autore di un ciclo, quello di Carnacki il cacciatore di spettri, dal nome del suo investigatore, che ho trovato davvero molto interessante. Nei suoi racconti c’è più mistero che horror, è una narrazione a metà tra il classico gotico dell’ottocento e qualcosa di nuovo, come la tecnologia utilizzata dal protagonista per le sue investigazioni, come il pentacolo elettrico con colori e frequenze diverse per identificare e catturare spettri. Qui, nei libri dei Bailey ho ritrovato molto questo spirito, queste entità e creature che vivono in un “esterno” non meglio specificato”.

In due mesi di lavoro, Francesco ha realizzato le 23 illustrazioni, come nell’originale, che ora accompagnano la lettura di Regno dell’ombra, nonostante il piano editoriale ne prevedesse solo 20.

“Il lavoro mi ha davvero preso la mano – ha aggiunto Francesco Biagini – non sono riuscito a fermarmi. Come quando sono arrivato al disegno della bacchetta magica. I Bailey ci avevano spiegato che era in alfabeto ogham che ho tradotto in gaelico e poi di nuovo in ogham per riscriverla in un dettaglio.

Insomma, sull’onda emotiva dei ricordi ho voluto fare un lavoro che facesse sui lettori lo stesso effetto che aveva fatto su me da ragazzo, anche perché, vista la bellissima copertina di Alberto Dal Lago, o la mappa disegnata da Francesco Mattioli, ero costretto a fare un bel lavoro!”

Un altro problema spesso risalente alla lavorazione del libro negli anni ‘80 era una certa libertà interpretativa da parte di chi si occupava delle illustrazioni.

“Ricordo che da ragazzo quando giocavo non sempre capivo cosa stesse succedendo guardando le illustrazioni – continua Francesco Biagini – perché la scelta era alcune volte poco chiara. Per cui ho cercato da un lato di mediare tornando al testo originale, ma anche di interpretare alla mia maniera, spostando la visuale al punto di vista soggettivo, d’altronde, il protagonista di questo libro sei tu! E poi c’è da dire che i tempi sono cambiati. In questi anni l’iconografia è diventata più precisa. Faccio un esempio. Si parla ad un certo punto nel libro di mutanti, descritti come mostri pieni di escrescenze, e nell’illustrazione erano rappresentati come uomini, con occhiacci brutti, ma tutto sommato non così mostruosi, anzi, vestiti pure piuttosto bene! Io mi sono rifatto all’immaginario del body horror degli anni ‘80, come quello di Cronenberg e Carpenter, e sono stato più esplicito e raccapricciante, ma nel contempo ho cercato di essere anche più suggestivo, utilizzando tagli di luce, chiaroscuro e ombre”.

Su questo punto torna anche Francesco Mattioli:

“Sì il pubblico oggi è molto diverso – dice – Negli anni ‘80 ha cominciato a prendere piede una nuova letteratura per ragazzi di cui facevano parte anche i librigame e i primi giochi di ruolo qui in Italia. Ma traduzioni e adattamenti spesso non avevano tutti gli strumenti che abbiamo oggi e spesso si tendeva a semplificare. Oggi che il pubblico è più adulto abbiamo pensato fosse arrivato il momento di fare una traduzione e una pubblicazione più fedele. Per quanto, devo dire, che il lavoro di Luisella Brugiapaglia, la traduttrice originale, era fatto bene, con uno stile adatto ed un fraseggio elegante che richiamavano lo stile gotico. Io sono partito dalla sua traduzione, ma poi confrontandomi con gli autori ho scoperto che alcune parti (tra cui esempi di gioco ed altro) erano state tagliate e rendevano la narrazione poco scorrevole e le regole in molti passi poco chiare, per cui abbiamo reintegrato e sistemato le parti mancanti e risolto tutti i passi dubbi.

“Un esempio curioso è stato quello della miniera. Nell’avventura, infatti, ci si reca più volte nella miniera e non se ne capisce il motivo. Ricontrollando la traduzione è venuto fuori che la prima volta ci si reca ad esplorare i cunicoli della miniera, mentre poi, in un secondo tempo, si va alla cava, che è a cielo aperto, ma siccome è avvolta nella nebbia era stata interpretata come una grotta.

Ecco, ora lo sviluppo della storia è più chiaro. E tutto questo lavoro è stato possibile grazie alla grande disponibilità degli autori”.

Un’altra chicca emersa durante il lavoro di editing è stata la scoperta del luogo che ha ispirato la storia: il paese di Aberllefenni nel Galles del nord, in cui gli autori hanno passato una vacanza studio, scoprendo la miniera e alcuni misteri. Ma questa storia viene raccontata nella postfazione del libro.

Ma la vera sorpresa, in chiusura di questa intervista doppia, ce la regala Francesco Mattioli:

“Non abbiamo ancora abbastanza informazioni per dirlo con certezza, ma gli autori sarebbero disponibili e interessati a continuare la storia. Hanno parecchie idee, e se i libri andranno bene a loro piacerebbe scriverne altri”.

Speriamo allora di tornare ancora a seguire le tracce della piramide di cristallo e delle creature e dei vortici del tempo che scuotono il nostro mondo con volumi inediti. Ora però possiamo tornare tra le pagine di un vero e proprio classico, rieditato e lavorato per stare al passo con i tempi e per offrire a tutti un’esperienza immersiva e spaventosa!

Stefano Rossini

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